Che cosa lascia, svolgere il servizio civile con noi?
Lo abbiamo chiesto ad Erika

Una testimonianza sincera ed autentica, vissuta sempre in prima persona. L'abbiamo lasciata così come ce l'ha affidata, senza cambiare una parola. Ci sembrava giusto e bello così. 

Mancano solo dieci giorni alla fine della mia esperienza di Servizio Civile. Ogni tanto mi fermo a pensare all’ultimo anno a Sale in Zucca e a come sarebbero stati quei mesi se, invece, avessi scelto di fare un percorso diverso. Ogni minimo paragone, però perde sostanza e si dissolve nel momento in cui mi rendo conto che la mia esperienza di Servizio Civile ha soltanto contribuito a consolidare l’idea di futuro che da tempo avevo in mente: vivere per aiutare gli altri ad affrontare momenti complicati e farne il mio lavoro. Da settembre 2022, in particolare, è ufficialmente cominciato ciò che più mi piace fare, entrare nei reparti oncologici pediatrici e portare sorrisi con la ludoterapia.

Sorrisi che sono dedicati ai bambini e ai ragazzi ricoverati nel reparto ma che, di certo, non vengono mai meno davanti ad un genitore che sfoga le proprie difficoltà. Sorrisi che attraggono sorrisi, come una calamita che trova il suo perfetto opposto. I mesi di interventi hanno trascinato, insieme a loro, anche perdite di piccoli degenti che avevo conosciuto, come M., che fu protagonista del mio primo intervento in ospedale, per lo più da sola.

Dal mese di giugno 2023, invece, è cominciata un’altra esperienza tanto ricca quanto complicata: la ludoterapia nel day-hospital del reparto di Ematologica Pediatrica del Policlinico Umberto I. Utilizzo le parole “ricca” e “complicata” così vicine tra loro perché è esattamente ciò che provo appena uscita da ogni intervento: la consapevolezza di essere stata inondata dalla dolcezza e dalla curiosità dei bambini che attendono il loro turno in sala d’attesa, quanto quella di aver dato tutte le mie energie (mentali e fisiche) a disposizione.

Questo perché l’ambiente si riempie ogni mattina di bambini e bambine in grado di scatenare il loro divertimento nella ludoteca, e questo fa sì che si venga a creare anche una situazione più caotica e meno controllata ma, sicuramente, altrettanto soddisfacente: ascoltare, infatti, una bambina dire che quando noi non ci siamo lei si annoia da sola nella sala d’attesa, e vedere un bambino che dopo aver fatto la visita ritorna da te per donarti un abbraccio prima di andare a casa ti ripaga di tutto!

Infine, rapportarsi e interfacciarsi ogni giorno con i referenti dei reparti, e riconoscere quanto loro siano felici di averti lì, conferma quanto davvero il nostro lavoro, seppur piccolo, sia in grado davvero di cambiare la giornata a tante persone: come quando arrivi nella stanza di un bambino e ti senti dire “Ah eccovi, ci avevano detto che oggi sareste venute! Vi stavamo aspettando, arriviamo!”. Ed è proprio in quel momento che ti rendi conto di quanto i tuoi sorrisi, ricollegandoci all’inizio del testo, attraggano sorrisi e di quanto, questi ultimi, facciano magie.

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